Questo studio ha dimostrato che si può ringiovanire l’organismo grazie alle scoperte del premio Nobel, Yamanaka
La scienza sarà in grado, in futuro, di rimettere indietro le lancette dell’orologio biologico e farci ringiovanire? A guardar bene i risultati di un recente studio la risposta potrebbe essere incredibilmente affermativa. Uno studio basato su alcune scoperte prodigiose del premio Nobel, Shinya Yamanaka, ha permesso ad una equipe di scienziati di riprogrammare le cellule adulte in cellule staminali pluripotenti. L’obiettivo della ricerca è stato quello di ripristinare le condizioni epigenetiche ottimali degli organismi, coinvolgendo anche i Dna e le proteine nella regolazione dell’espressione genica. In tal modo è possibile ritrovare quell’equilibrio ottimale che l’organismo ha quando è ancora giovane.
Cosa si è scoperto
La ricerca in questione porta la firma del Rejuvenate Bio di San Diego (California), guidata dallo scienziato Noah Davidsohn. E’ stata condotta iniettando un vettore virale nei topi anziani al fine di inserire i geni che esprimono tre dei fattori di Yamanaka noti come OSK. Si è scoperto che gli animali che hanno ricevuto questo trattamento hanno vissuto il doppio (18 settimane) rispetto al cosiddetto gruppo di controllo. In questi topi sono state individuate anche tracce di metilazione del Dna, un tipo di processo epigenetico che caratterizza l’organismo quando è più giovane.
Invertire il processo di invecchiamento: l’obiettivo degli scienziati
Gli incoraggianti risultati di questo studio hanno dimostrato come, grazie all’OSK, il processo di decadimento fisico si può arrestare e addirittura anche invertire. Insomma, la scienza in futuro avrà le armi per invertire il percorso dell’invecchiamento e far si che un organismo possa riportare indietro l’orologio biologico ritornando giovane. organismo giovane a organismo anziano possa essere indotto a piacimento nelle due direzioni. Sui risultati incredibili di questo studio, è intervenuto il genetista italiano Giuseppe Novelli, che ha invitato alla prudenza sostenendo che serviranno ulteriori dati e ulteriori studi per accertarne la validità anche perchè, questo meccanismo avrebbe una probabilità elevata di far sviluppare un certo tipo di tumori. CONTINUA A LEGGERE…
Le evoluzioni future
Insomma, il passaggio dalla fase sperimentale alla fase clinica non è ancora vicino, anche se gli autori della ricerca hanno tutta l’intenzione di accelerare i tempi testando la procedura sulle scimmie. L’obiettivo finale è quello di richiedere all’Fda americana l’autorizzazione per la sperimentazione sulle persone cieche al fine di poter recuperare la vista.
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