Con l’introduzione dei nuovi Centri assistenza e urgenza si punta a decongestionare i Pronto Soccorsi italiani
La gestione dei codici a bassa complessità nei Pronto Soccorsi italiani sarà totalmente rivoluzionata con la nuova riforma che prenderà il via a breve. I primi test sono stati svolti nella provincia di Rimini, esattamente a Cattolica presso l’ospedale “Cervesi” dove sono stati sperimentati i primi “Cau”, acronimo di “Centro assistenza e urgenza”. E’ stato effettuato un periodo di prova che è durato sostanzialmente un anno, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, con la presenza di un medico di continuità assistenziale in coppia con un infermiere specializzato in Pronto soccorso e un operatore socio-sanitario.
La gestione
Per il nuovo “Cau” hanno lavorato complessivamente 8 medici, 8 infermieri e 6 operatori che si sono alternati nei vari turni di 6 ore giornalieri, prendendo in carico i codici a bassa complessità, nonché gestendo casi gravi da girare ai Pronto soccorsi tradizionali. Si sono registrati complessivamente nel 2023 ben 8.543 accessi, di cui 5.908 codici bianchi e 2.183 verdi. Oltre ai casi meno complessi, il compito dei “Cau” è quello di stabilizzare i pazienti più gravi che dovranno poi essere trasferiti negli ospedali.
Gli obiettivi della nuova riforma
Attraverso questa nuova riforma che servirà a gestire e ottimizzare la gestione degli accessi, si conta di decongestionare i Pronto Soccorsi italiani, permettendo così agli ospedali di poter gestire i casi più urgenti con maggiore serenità. Da inizio ottobre il punto di primo intervento o Cau non avrà più triage, ma sarà compito del medico valutare la gravità del paziente assegnando il codice apposito in base alla gravità delle condizioni del paziente. CONTINUA A LEGGERE…
La fase di transizione e le criticità
Inizialmente questa nuova fase avrà bisogno di un periodo fisiologico di rodaggio prima di entrare a regime in tutta Italia. Servirà anche effettuare la formazione del personale e migliorare la qualità dei professionisti in campo. I primi risultati sono stati abbastanza incoraggianti con una minore intensità di accessi e una migliore gestione del lavoro. Adesso bisognerà metterlo a punto riducendo le criticità come, ad esempio, le tempistiche di attesa per l’arrivo delle ambulanze nei casi che non vanno gestiti in struttura.
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