SLA, malattia bloccata nei topi con un'iniezione: lo studio

La ricerca fa passi in avanti nella lotta alla SLA: bloccata la malattia con un'iniezione nel midollo osseo dei topi. Speranze anche per gli esseri umani?

SLA, arrivano speranze dalla ricerca - Foto Pixabay
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SLA, malattia bloccata nei topi con un'iniezione: lo studio

La SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, è una malattia neurodegenerativa progressiva dell’età adulta che porta alla paralisi dei muscoli volontari, fino a coinvolgere poi anche quelli respiratori. Mentre le capacità cognitive e sensoriali rimangono nella maggior parte dei casi intatte, ciò costringe ai pazienti a vivere una sorta di prigionia nel proprio corpo inerme.

SLA, 6.000 persone colpite in Italia

Conosciuta anche come malattia di Lou Gehrig, la SLA colpisce maggiormente persone di età compresa tra i 40 e i 70 anni: come si legge su Formulapassion.it, si stima che in Italia siano presenti più di 6.000 persone affette da SLA, malattia che colpisce 1-3 casi ogni 100.000 abitanti all’anno. L’aspettativa di vita dopo la diagnosi, generalmente, è di 3-5 anni. 

SLA, speranza nella ricerca: lo studio

La scienza, però, prova costantemente a dare speranze nella lotta alla SLA e in tal senso si stanno facendo passi in avanti: Nature Medicine, infatti, di recente ha diffuso una ricerca dell’Università della California di San Diego, la prima che ha permesso l’arresto della degenerazione dei neurini che controllano il movimento in una sperimentazione effettuata su topi di età adulta.


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Un'iniezione nei topi ha bloccato la malattia

Il risultato è stato ottenuto iniettando nel midollo spinale un virus reso inoffensivo, capace di trasportare una molecola di RNA in grado di silenziare il gene malato e quindi la sua conseguente neurodegenerazione. In topi adulti con il gene S0D1 mutato (quello che genera un tipo di SLA) ma ancora senza sintomi, secondo questa ricerca, l’iniezione previene totalmente la generazione della malattia; in roditori con sintomi, invece, riesce nel lungo termine a bloccare la neurodegenerazione.

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Le parole dell'esperto

Queste le parole di Martin Masala, docente dell’Università californiana: “Un passo cruciale verso la sperimentazione clinica sarà verificare la sicurezza in animali più grandi e simili all’uomo”. La speranza, infatti, è che risultati simili si possano ottenere, in futuro, anche sugli esseri umani. I ricercatori sperano inoltre di riuscire a trattare anche altre forme ereditarie di SLA e altre patologie che affliggono allo stesso modo l’apparato spinale. 

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.