Il comitato consultivo americano si riunisce per valutare la somministrazione della terza dose di vaccino
In America si sta valutando l’opportunità di somministrare la terza dose di vaccino contro il Covid ad alcune categorie di soggetti considerati più fragili. Nel nostro Paese, invece il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza, attende ancora il parere degli scienziati, anche se si dichiara pronto in caso di necessità. Il comitato scientifico italiano non ha ancora valutato i dati relativi alla situazione epidemiologica dei soggetti fragili, intanto in America gi esperti stanno già discutendo sull’opportunità di rinforzare la campagna vaccinale con una terza dose. Tra qualche giorno, infatti il comitato consultivo federale si riunirà per esprimere il proprio parere in merito. Da leggere anche Vaccino, il sole è pericoloso dopo l’inoculazione? Ecco il parere degli esperti
Chi dovrà fare la terza dose
L’ulteriore iniezione potrebbe perciò essere somministrata a breve, ma dovrebbe interessare solo alcune categorie protette. L’azienda farmaceutica statunitense Pfizer, che ha sviluppato il vaccino in collaborazione con la società di biotecnologie tedesca Biontech, ha già richiesto la scorsa settimana l’autorizzazione alla Food and Drug Administration per una terza dose da inoculare a distanza di 12 settimane dalla seconda iniezione. L’organismo di controllo dei prodotti farmaceutici americano non si è ancora espresso e per ora ha autorizzato, come l’Agenzia Europea per i Medicinali, due dosi di vaccino Pfizer-BioNtech e Moderna e un’unica somministrazione per Johnson & Johnson.
Il dibattito circa la terza dose di vaccino e la situazione epidemiologica nel mondo
Il CDC – Centers for Disease Control and Prevention – l’organismo di controllo della sanità pubblica, in attesa della decisione della FDA, valuterà la situazione epidemiologica relativa 4% di americani i quali, nonostante le due dosi inoculate, non riescono a avere una protezione adeguata dal virus. Si tratta di uomini e donne di età diverse che presentano una condizione clinica particolare, sono individui immunodepressi, affetti da HIV, leucemie o malattie reumatologiche e persone che hanno avuto un trapianto d’organo. Un’attenzione particolare sarà rivolta anche ai pazienti che stanno affrontando le cure contro il cancro poiché anche in questo caso, la risposta immunitaria si è rivelata piuttosto bassa. CONTINUA A LEGGERE..
Il dibattito infinito tra gli scienziati
Il dibattito in America e nel resto del mondo prosegue, anche se molti scienziati reputano prioritario vaccinare con prima e seconda dose quella porzione di individui che ancora manca all’appello. In molti infatti sono tuttora contrari al vaccino, altri invece stanno ancora aspettando che le autorità sanitarie li contattino per la prima o la seconda dose. La realtà vaccinale nel mondo non è omogenea, ci sono Paesi che purtroppo sono ancora molto indietro con la profilassi vaccinale e ciò sta determinando un’avanzata preoccupante di nuovi positivi.
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