Si chiama Grimsö ed è il nuovo coronavirus scoperto in Svezia, adesso si teme il salto di specie
Identificato un nuovo coronavirus tra i roditori. È il Grimsö, un virus diffuso in Svezia tra le arvicole dal dorso rosso. La scoperta dei ricercatori è il risultato di un monitoraggio costante delle specie animali per prevenire nuove forme di pandemia. Gli scienziati non sanno se questo nuovo tipo di coronavirus sia pericoloso per gli essere umani, ma l’attenzione è alta poiché non si escludono salti di specie che possono rappresentare un problema serio per la salute pubblica.
Il Grimsö, il nuovo coronavirus diffuso tra i roditori
Il virologo, Åke Lundkvist, dell’Università di Uppsala in Svezia sta studiando con il suo team il Grimsö e le sue modalità di diffusione tra i roditori. Il virus è stato registrato tra le arvicole e molti temono un salto di specie poiché questi animali durante i mesi più freddi, si rifugiano nelle fattorie e perciò hanno stretti contatti con l’uomo. Le arvicole sono molto simili ai ratti e in passato hanno contagiato gli esseri umani con il virus Puumala che causa una febbre emorragica denominata nefropatia epidemica. Lo studio dei ricercatori svedesi prosegue da alcuni anni, è iniziato infatti prima della pandemia da Covid-19 poiché il professor Lundkvist è preoccupato per la crescente promiscuità tra animali selvatici e esseri umani. Il cambiamento climatico e lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali comportano un impoverimento del territorio e aumentano il rischio di nuove pandemie in un prossimo futuro.
La distruzione dell’habitat naturale e i rischi di nuove pandemie
Nel 2017 il team scientifico diretto dal professor Lundkivst ha scoperto un nuovo betacoronavirus tra le arvicole selvatiche. I ricercatori non hanno travato tracce di un salto di specie, perciò attualmente non ci sono pericoli, ma questi tipi di virus sono assimilabili al SarS-Cov-2 e perciò l’attenzione resta alta. Il nuovo betacoronavirus inoltre è stato registrato anche in Germania, Francia e Polonia e ciò dimostra che il virus attraverso le arvicole si diffonde rapidamente e si adatta a nuovi ambienti. Lo studio è un campanello d’allarme per gli scienziati che temono contatti sempre più stretti tra le specie selvatiche e l’uomo. CONTINUA A LEGGERE..
Milioni di animali sono stati abbattuti per il timore di contagi
Pipistrelli, roditori e primati perciò sono ora al vaglio degli studiosi, ma la lista degli animali da controllare si sta allungando. Nel nord est degli Stati Uniti i cervi selvatici vivono vicino alle fattorie e circa il 40% di questi mammiferi ha contratto il coronavirus. La pandemia ha investito anche i visoni, milioni di questi piccoli animali da allevamento sono stati abbattuti per evitare rischi di ulteriori mutazioni del Covid-19. La distruzione dell’habitat naturale perciò è un problema serio di cui occuparci adesso.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.