Ecco la posizione della direttrice del Laboratorio di virologia e microbiologia clinica dell’Ospedale Sacco di Milano sui vaccini aggiornati
A breve saranno disponibili in tutti i punti vaccinali italiani i vaccini anti Covid che sono stati aggiornati per essere efficaci contro le ultime varianti del virus. Tuttavia non tutti sono d’accordo sulle decisioni dell’Istituto Superiore di Sanità secondo il quale prima dovrebbero essere somministrati alle persone fragili e agli over 75, visto che sono le categorie che risultano colpite in modo più grave dal Covid, poi a seguire tutti gli altri. In particolare, Maria Rita Gismondo, che è la direttrice del Laboratorio di virologia e microbiologia clinica dell’Ospedale Sacco di Milano, è la prima a dichiarare la propria contrarietà.
La Gismondo predica cautela
Secondo la dottoressa, infatti, al momento è ancora in fase di approfondimento lo studio che si occupa di stabilire quali siano gli effetti collaterali dei primi vaccini anti Covid che sono stati somministrati, per cui consiglia una maggiore cautela prima di procedere con una campagna di massa. In particolar modo, visto che in questo momento il virus si trova in una fase endemica, per cui è iniziata una convivenza quasi pacifica con l’essere umano, sarebbe inutile affaticare organismi sani con l’utilizzo di un vaccino che comunque non inciderebbe in nulla sul tasso di mortalità, visto che il report periodico dell’Istituto superiore di sanità dice che sono soprattutto gli anziani e le persone affette da patologie gravi a subire le conseguenze più pericolose del Covid.
La proposta della sottoposizione al test dell’immunità
Dopo aver commentato la circolare del Ministero della Salute che fissa le categorie che devono essere sottoposte immediatamente al vaccino bivalente conosciuto con il nome di Wuhan/Omicron 1, la dottoressa Gismondo spiega poi che in ogni caso sarebbe sempre opportuno procedere ad un test, da eseguire con un semplice prelievo di sangue, per stabilire quali siano i pazienti che hanno acquisito l’immunità con le prime tre dosi e che quindi non necessitano di un’ulteriore inoculazione. CONTINUA A LEGGERE..
Lo scetticismo degli italiani
Secondo la Gismondo c’è anche un problema di stanchezza nella popolazione, già provata da due anni di Covid, per cui nessuno sarà disposto a sottoporsi a nuova vaccinazione ogni tre o quattro mesi per essere coperti da nuove varianti, a parte chi è obbligato per legge, come il personale sanitario. Sarebbe più opportuno, proprio per questo motivo, provvedere alla creazione di un solo vaccino che, con richiami annuali, sia in grado di proteggere dalle future varianti. Infine pone l’accento e richiama l’attenzione sul fatto che probabilmente la scienza non arriverà mai ad un vaccino che copra al 100% dal rischio di ammalarsi, prevenendo dunque l’infezione.
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