Vaccini anti-Covid, un nuovo studio documenta il crollo della protezione dopo 6 mesi

Un'equipe di ricercatori americani del Public Health Institute di Oakland ha effettuato uno studio sulla durata della protezione dei vaccini

Ecco i risultati di uno studio effettuato da ricercatori americani del Public Health Institute di Oakland - Foto Pixabay
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La ricerca americana sulla protezione vaccinale a 6 mesi dalla somministrazione

Uno studio americano ha messo in evidenza un calo netto della protezione del vaccino anti-Covid dopo circa 6 mesi dalla somministrazione, anche se la copertura dagli effetti più gravi o letali della malattia resta ancora alta. Secondo gli scienziati la variante Delta sarebbe responsabile del calo dell’efficacia. Alcuni ricercatori americani del Public Health Institute di Oakland hanno completato uno studio dal quale emerge un calo della protezione del vaccino anti-Covid dopo sei mesi dalla data della seconda somministrazione o dalla dose unica. Da leggere anche Green Pass ridotto a 6 mesi? Ecco cosa sta pensando di fare il governo

Come è stato condotto lo studio

L’indagine è stata pubblicata sulla rivista Science e ha interessato i vaccini Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson, approvati dalla Food and Drug Administration. I volontari della ricerca sono 780.225 veterani Usa di cui 500mila vaccinati, mentre gli altri non hanno ricevuto alcuna somministrazione. Il campione è stato sottoposto a controlli periodici dal 1 febbraio al 1 ottobre 2021 e evidenzia una protezione più alta per i vaccinati rispetto alle conseguenze più gravi della malattia. I soggetti immunizzati con il vaccino Pfizer infatti, anche se presentano un calo di protezione dall'87% al 45%, hanno una probabilità di morire del 70% in meno rispetto ai non vaccinati.

Cosa si è scoperto

Il campione a cui è stato somministrato Moderna presenta, dopo sei mesi, una variazione nella protezione dall'89% al 58%, mentre la probabilità di morire per le conseguenze della malattia è minore del 76% rispetto ai non vaccinati. I soggetti vaccinati con il siero Johnson&Johnson hanno evidenziato il calo più consistente, la protezione infatti scende dall’86% al 13% e la probabilità di un decesso è minore del 52% rispetto ai non immunizzati.Lo studio rivela che la variante Delta del virus ha reso il vaccino meno efficace nei confronti della malattia. Gli scienziati perciò ritengono fondamentale il ruolo dell’OMS che raccoglie e condivide tutti i dati relativi al virus e alle sue mutazioni. CONTINUA A LEGGERE…


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La dose booster in Europa

Il lavoro di ricerca infatti è indispensabile per studiare nuove strategie di difesa per la salute pubblica. L’indagine americana perciò è un nuovo elemento che alimenta il dibattito politico circa l’opportunità di una nuova campagna di massa per l’inoculazione della terza dose. Nel nostro Paese il personale sanitario, i soggetti fragili e gli over 80 che hanno ricevuto l’ultima somministrazione da più di 6 mesi sono stati già contattati per la terza dose e dal 1 dicembre la dose booster sarà possibile anche per gli over 40. La questione è al centro della discussione in tutta Europa, in Francia infatti la campagna vaccinale per la terza somministrazione sarà aperta agli over 50 dal 15 dicembre, mentre in Germania il ministro della Salute Jens Spahn propone la dose booster per tutti, come unico strumento per difendere il Paese dall’ondata crescente di nuovi positivi.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.