Vaiolo delle scimmie, ecco le parole di Galli sulla possibilità di un vaccino

Galli ha parlato del vaiolo delle scimmie e di un eventuale vaccino: ecco le parole dell'infettivologo.

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Vaiolo delle scimmie, ecco le parole di Galli sulla possibilità di un vaccino. I dettagli

In questi giorni si sta parlando spesso del vaiolo delle scimmie, dopo i casi riscontrati prima in Gran Bretagna, poi anche in altri Paesi europei, tra i quali anche l'Italia. Ha parlato di questa malattia e della possibilità di un vaccino anche Massimo Galli, professore di malattie infettive presso l’Università di Milano. Secondo Galli non c’è necessità di pensare a un vaccino per questa malattia, anche perché la letalità è molto bassa, almeno nei Paesi occidentali, come riporta Sky.

Contenimento epidemiologico

Secondo il professore va fatta sana operazione di contenimento epidemiologico, cosa che dovremmo aver imparato bene dopo la pandemia di Covid. Vaccinarsi contro il vaiolo delle scimmie quindi non è necessario. Galli ha voluto tranquillizzare sulla diffusione del virus, rilevato già in alcuni Paesi europei e del mondo, compresa l’Italia. Il virus e ha modalità di diffusione non tali da metterci nelle condizioni di pensare a un'epidemia generalizzata a breve termine, ha spiegato l'infettivologo.

La letalità del vaiolo delle scimmie

Galli ha spiegato che la letalità è molto bassa, almeno nei Paesi occidentali. Il vaccino  non risulta necessario, anche perché esiste già un farmaco che funziona bene. Rispetto ad altri virus probabilmente c'è un farmaco, anche se Galli non sa che quantitativo di questo farmaco sia disponibile. Si era studiato un farmaco da usare in caso di attacchi di bioterrorismo con vaiolo.

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Il virus

In Africa il virus interessa i roditori, soprattutto scoiattoli. Uomo e scimmia sono solo ospiti. A differenza del vaiolo si contrae meno facilmente, con il passaggio di saliva, ma non con lo starnuto con goccioline che vanno fino a due metri, ha spiegato Galli. Il passaggio del virus avviene tramite contatti più stretti. Può bastare il contatto salivare per la trasmissione. Ha un'incubazione intorno ai 5-6 giorni anche se può arrivare a 15-20 giorni. Per il tracciamento vanno  presi in considerazione i contatti stretti.

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Valerio Fioretti

Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.