Vaiolo delle scimmie, Matteo Bassetti avverte: “In Italia dobbiamo intervenire così…”. I dettagli
Un nuovo caso di Vaiolo delle scimmie è stato identificato in Italia. Si tratta del primo caso in Friuli Venezia Giulia. A contrarre il virus è stato un uomo di 33 anni, come annunciato dal vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi. Riccardi ha spiegato che le analisi sono state inviate al laboratorio di virologia del Dipartimento Igiene e sanità pubblica dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina. I campioni sono risultati positivi. La diagnosi è stata quindi di virus del vaiolo delle scimmie, come riporta Today.it.
Il genotipo
Le analisi hanno identificato il genotipo che appartiene all’Africa occidentale. Si tratta di quello responsabile dei casi che si stanno verificando in Europa. E’ tornato a casa in buone condizioni il paziente di 32 anni ricoverato ad Arezzo, che era rientrato da una vacanza alle isole Canarie e risultato positivo al vaiolo delle scimmie il 20 maggio scorso. E’ stato dimesso, ma ci sarà un isolamento domiciliare a scopo precauzionale. La durata dell’isolamento sarà valutata al successivo controllo clinico, tra una settimana.
Bassetti: ‘Bisogna intervenire’
Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, in un video postato su Facebook ha spiegato che è veramente molto difficile parlare dopo due anni di pandemia, non bisogna fare allarmismo sul vaiolo delle scimmie, ma la situazione a livello globale necessita di un intervento. Questo non significa che le persone debbano andare in lockdown o tornare a mettersi le mascherine. L’Inghilterra ha deciso alcune misure, secondo lui molto intelligenti.
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Ecco dove si deve intervenire secondo Bassetti
Secondo Bassetti c’è il rischio di passare ad una fase endemica di questo virus o anche epidemica. In Italia c’è chi ha deciso di non fare nulla: Si deve intervenire nell’isolamento dei contatti, come avviene nel Regno Unito. Se sono stato a contatto stretto con un caso devo riguardarmi. I casi nel mondo sono moltissimi, ma non è il numero dei casi a far paura, quanto il numero di paesi nel mondo coinvolti, circa 25, ormai la diffusione è globale. Nessun allarmismo secondo l’infettivologo, ma bisogna essere sul pezzo.
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