Chernobyl, l'allarme degli scienziati per i rischi di una nuova fissione nucleare a distanza di 35 anni dal disastro
Secondo un report di Nature ci sarebbero nuovi rischi derivanti dall'esplosione di 35 anni fa nella centrale di Chernobyl: i dettagli
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Nature ha pubblicato un report sull'attuale situazione a Chernobyl dove gli scienziati paventano i rischi di una nuova diffusione di radioattività
La storia sembra non avere fatto del tutto i conti con la tragica esplosione della centrale nucleare di Chernobyl avvenuta 35 anni fa. Secondo quanto riporta “Nature”, le reazioni di fissione stanno di nuovo bruciando nelle masse di combustibile di uranio sepolte in profondità all'interno di una sala del reattore che venne distrutta dall'esplosione. Neil Hyatt, chimico dei materiali nucleari presso l'Università di Sheffield, ha paragonato questo evento a ciò che accade nella “brace di un barbecue”. Da leggere anche WhatsApp, nuova informativa privacy dal 15 maggio: ecco cosa succede a chi non la accetta
Serviranno interventi straordinari per evitare un'altra sciagura?
Gli scienziati ucraini in questo momento sono al lavoro per valutare eventuali rischi ma anche per capire se queste reazioni si spegneranno da sole o se si renderanno necessari ulteriori interventi straordinari per evitare un nuovo incidente che potrebbe avere conseguenze devastanti. I sensori stanno monitorando un numero crescente di neutroni, un segnale che rappresenta una fissione in atto. Anatolii Doroshenko dell'Istituto per i problemi di sicurezza delle centrali nucleari (ISPNPP) a Kiev, in Ucraina, ha riferito la scorsa settimana che la situazione rimane ancora incerta e che non è da escludere del tutto la possibilità di un incidente.
Lo spettro dell'autofissione sufficiente
Quello che preoccupa è il fatto che il conteggio dei neutroni stia proprio aumentando lentamente. Una situazione che potrebbe interessare anche le autorità giapponesi che stanno monitorando la situazione a Fukushima dove 10 anni fa si verificò l'esplosione di una centrale nucleare in seguito ad uno tsunami causato da un terremoto devastante. Lo spettro della fissione autosufficiente ha perseguitato a lungo Chernobyl. Quando una parte del nucleo del reattore dell'Unità Quattro si sciolse in quel tragico 26 aprile 1986, le barre di combustibile di uranio, il loro rivestimento di zirconio, le barre di controllo in grafite e la sabbia si riversarono sul nucleo per cercare di spegnere il fuoco, fondendosi insieme e invadendo il seminterrato della sala del reattore. CONTINUA A LEGGERE…
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I rischi paventati dagli scienziati
Il sarcofago di cemento e acciaio chiamato Shelter, eretto 1 anno dopo l'incidente per ospitare i resti dell'Unità Quattro, ha permesso all'acqua piovana di penetrare. Poiché l'acqua rallenta, o modera, i neutroni e quindi aumenta le loro probabilità di colpire e scindere i nuclei di uranio, pesanti le piogge a volte facevano salire il conteggio dei neutroni. Dopo un acquazzone nel giugno 1990 uno scienziato di Chernobyl molto coraggiosamente e sfidando la sorte si recò nella sala per spruzzare una soluzione di nitrato di gadolinio, in grado di assorbire i neutroni. Il tentativo però ebbe un'efficacia solo parziale anche perchè lo spray non è penetrato efficacemente in alcune stanze del seminterrato. Adesso il conteggio dei neutroni è tornato a salire ed il timore degli scienziati è che “la reazione di fissione acceleri in modo esponenziale" rilasciando energia nucleare in maniera incontrollata.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.