Groenlandia, impressionante massa di ghiaccio in scioglimento
Le temperature elevate continuano ad imperversare in Groenlandia e la conseguenza è una quantità di acqua riversata nell’Oceano Atlantico che ha provocato l’innalzamento globale dei mari di mezzo millimetro, dato riportato dal Danish Meteorological Institute. Ovviamente l’evento è dovuto alla gigantesca massa di ghiaccio che si è sciolta, cosa che non accadeva da 7 anni.
Enorme perdita di ghiaccio a luglio 2019
Secondo quanto riportato dal portale Focus, il grande caldo ha provocato nel solo mese di luglio 2019, lo scioglimento di 197 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Basti pensare che in data 1° agosto, sulla Summit Station a 3.215 metri di quota, la temperatura è rimasta sopra lo zero per 11 ore consecutive.
Le cause
Niente di nuovo, ma occorre sottolineare che queste ondate di caldo eccezionali sono dovute al riscaldamento globale e la loro frequenza è aumentata di 10 volte rispetto a quella di 1 secolo fa. L’ultima si è verificata nel 2012 e la quantità di ghiaccio sciolta fu simile a quella che si è registrata a luglio di quest’anno.
Situazione irreversibile?
Il processo di scioglimenti dei ghiacciai in Groenlandia è accelerato notevolemente, 6 volte più veloce rispetto agli anni Ottanta. Lo rivela uno studio condotto dall’Accademia americana delle scienze Pnas. Sulla seconda calotta di ghiaccio più grande del mondo dopo quella glaciale dell’Antartide, ogni anno si sciolgono 286 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Si sta per raggiungere un punto di non ritorno.
Come potrebbe diventare la Groenlandia
Il portale gaianews.it, riporta in un suo articolo come la Groenlandia potrebbe cambiare completamente aspetto entro la fine del terzo millennio, ovvero restare senza ghiaccio e provocare un aumento del livello globale dei mari di circa 75 cm. Una previsione così a lungo termine è sempre azzardata, ma uno scenario simile se dovesse verificarsi sarebbe dovuto esclusivamente dall’uomo, lo afferma Andy Aschwanden, docente presso l’Istituto geofisico ‘Fairbanks’ dell’Università dell’Alaska (UAF). Per evitare questo evento catastrofico che porterebbe a sommergere tutte le città costiere, si deve intervenire velocemente riducendo in modo significativo le emissioni di gas serra.