Dal boom alla crisi in soli due anni: qual è il futuro di Huawei?
In uno scenario economico molto fluido, in cui i cambiamenti sono ormai all’ordine del giorno, anche i colossi del comparto tecnologico possono attraversare fasi di crisi profonda. E’ questo il caso del colosso cinese, Huawei, che nel luglio del 2020 era assurta al ruolo di azienda leader nella vendita di smartphone: con gli oltre 55,8 milioni di terminali piazzati sul mercato, ha superato Apple e Samsung. A distanza di poco più di due anni, le sorti per Huawei sembrano essere sensibilmente cambiate tanto è vero che Ren Zhengfei, in qualità di CEO, ha scritto un articolo dove ha descritto il momento difficile che attraversa la sua azienda. Le previsioni fino al 2025 erano state decisamente ottimiste. Forse, il Colosso di Shenzhen ha alzato un po’ troppo l’asticella. Risultato? Allo stato attuale delle cose, il futuro della multinazionale sembra essere a rischio: anche Huawei dovrà lottare per la sopravvivenza.
Come mai è opportuno parlare di sopravvivenza anche per Huawei?
Anche a parere di Ren Zhengfei, la situazione è ben più complessa di quanto si possa credere. Huawei (e la stessa Cina) giocherebbero solamente un ruolo di attori non protagonisti. A detta dello scrittore del post, il prossimo decennio sarà attraversato da una lunga fase di recessione economica. Huawei, come molte multinazionali, dovrà lottare per evitare il capitombolo. Il cambio della politica aziendale sarà il primo passo decisivo, in questo senso. Piuttosto che sulle vendite e sui ricavi, il management di Huawei dovrà focalizzarsi sui flussi di cassa e sui profitti, riducendo le attività marginali. Dopo la crisi del 2008, Huawei aveva fatto ricorso a copiosi tagli del personale nel 2021: 2.000 impiegati erano stati licenziati a causa della pandemia.
I rapporti non ottimali tra Cina e USA incidono sulla crisi di Huawei
Ma cosa è successo nel giro di due anni? La storia di Huawei è andata incontro ad un forte cambiamento già dopo gli eventi accaduti il 1° dicembre 2018. Meng Wahzhou, direttrice finanziaria di Huawei, nonché figlia del CEO, Ren Zhengfei, proprio quel giorno venne arrestata in Canada, all’aeroporto di Vancouver, con la grave accusa di frode finanziaria e furto di segreti commerciali. Con quest’azione, l’allora Presidente degli USA, Donald Trump fece capire alla Cina che le relazioni con la prima super-potenza mondiale non sarebbero state le stesse. Non si trattava solo di dazi e tariffe, ma di una vera e propria guerra commerciale. Il Vecchio Continente, passo dopo passo, ha iniziato a remare contro al Colosso di Shenzhen. Questi segnali di ostilità hanno comportato una riduzione delle vendite degli smartphone di Huawei sui mercati europei e su quelli del Nord America. CONTINUA A LEGGERE…
“Una crisi che si estende non solo ad Huawei
Le vendite degli smartphone per Huawei, perciò, sono state ampiamente al di sotto delle aspettative al di fuori dei mercati orientali. Questo “boicottaggio” ha dato luogo a una crisi che ha coinvolto anche l’indotto. Basti pensare ad esempio alla crisi vissuta da Taiwan Semicondutor Manufacturing Company (Tsmc). Dapprima, le collaborazioni con Apple e con Samsung si sono fatte sempre più sporadiche per via del blocco imposto dalla Casa Bianca per ciò che concerne l’esportazione di dispositivi con all’interno componenti hardware made in USA. Poi, il calo delle vendite dei dispositivi Huawei con cui aveva stretto una partnership.
La speranza per Huawei
In futuro, con la flessione del business consumer, Huawei dovrà inevitabilmente diversificare i flussi delle sue entrate. E per centrare questo ambizioso obiettivo, la multinazionale guidata da Ren Zhengfei ha reagito istituendo cinque nuove divisioni: digitalizzazione del comparto manifatturiero, energia, servizi pubblici, intelligenza artificiale e finanza digitale. Si prevedono partnership con il settore automobilistico con lo sviluppo di software sempre più performanti e con il mondo delle università e delle piccole aziende, tramite l’avvento di soluzioni digitali e di cloud computing all’avanguardia. Basterà per scongiurare la crisi? Ai posteri l’ardua sentenza.
Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.