Secondo le due ricerche esisterebbero dei modelli per poter prevedere i grandi terremoti tramite i GPS
Uno studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Solid Earth e su Scientific Reports avrebbe scalfito, almeno in parte, la granitica convinzione della scienza secondo la quale i terremoti non possono essere previsti. Fino ad oggi nemmeno i progressi compiuti attraverso l’intelligenza artificiale e il machine learning, hanno saputo sfatare la tesi dell’imprevedibilità dei terremoti, sostenuta da sempre dalla geofisica e dalla geologia. Ma il futuro potrebbe riservarci qualche novità che potrebbe stravolgere questa convinzione e aiutarci a prevedere in linea di massima il rischio sismico.
Le nuove ricerche
Due nuove ricerche, basate su un approccio inedito, avrebbero evidenziato l’importanza e l’affidabilità di alcuni segnali premonitori rilevabili tramite GPS che potrebbero aiutare l’uomo a “mitigare il rischio sismico”. Si tratta di fenomeni spia che potrebbero prevedere l’eventuale innesco di un terremoto e dunque far scattare misure di prevenzione. Non si tratta di sistemi che possono prevedere con certezza dove e quando si verificherà un sisma, ma aiuterà gli scienziati ad individuare zone particolarmente suscettibili a un evento di portata significativa.
Cosa si è scoperto
Sappiamo ormai che i grandi sismi sono causati dal rilascio di energia accumulata in seguito ai movimenti delle placche tettoniche, lungo le cui faglie si accumula lo stress. Le recenti scoperte, però, avrebbero anche dimostrato che i terremoti sarebbero perfettamente in grado di influenzare i moti delle placche tettoniche. Questi movimenti sarebbero rilevabili mediante il segnale GPS, il sistema di navigazione e posizionamento basato su satelliti che possono individuare come e dove si sposta un determinato oggetto.
Come sono state condotte le ricerche
Le due ricerche in questione hanno preso come riferimento le due grandi scosse che interessarono L’Aquila nel 2009 e il Wuenchan nel 2008. Come ha avuto modo di spiegare il professore, Giampiero Iaffaldano, docente di Geofisica dell’Università di Parma e autore dello studio, il ciclo sismico sarebbe in grado di modificare il moto di intere placche tettoniche. Questi movimenti sarebbero ben identificabili mediante le stazioni GPS dislocate a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza. Si tratta di segnali che sono fondamentali nelle valutazioni di rischio sismico.
Va anche ricordato che uno studio pubblicato alcuni mesi fa sulla prestigiosa rivista scientifica Science, avrebbe individuato un altro segnale premonitore dei grandi terremoti. In questo caso il segnale non sarebbe altro che l’attrito che si registra lungo le superfici di faglia. Si è scoperto che se faglia coinvolta si ricostituisce in maniera lenta, le probabilità che possa verificarsi un violento sisma sono minori, mentre se si rafforza rapidamente, sarebbero ben più maggiori. Ovviamente serviranno ulteriori studi per consolidare queste tesi.
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