Il decoder che converte i pensieri in parole: come funziona

Un team di ricercatori statunitensi ha progettato un sensazionale decoder: ecco cosa è in grado di fare

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Ecco il decoder che trasforma i pensieri in parole

Non è roba da X Men o The Mentalist? Qui si parla di realtà, di un qualcosa che finora non è mai stato realizzato ma che potrebbe essere molto utile nella vita di tutti i giorni (o, in alcuni casi, anche piuttosto invadente…). Di cosa si tratta? Di un decoder che converte i pensieri in parole, un dispositivo che intercetta le onde cerebrali e riesce a convertirle in vere e proprie espressioni. Un apparecchio importante soprattutto per le persone colte da malattie neurodegenerative e che non possono più parlare.

Come funziona il decoder

Sviluppato da un team di ricercatori dell'Università di San Francisco (California, USA), coordinato da Edward Chang, il decoder (come spiega il sito Focus.it) è formato da una serie di complessi hardware e software i quali captano i segnali elettrici del cervello che comandano labbra, lingua e laringe, oltre a tutti gli organi che riguardano l'apparato fonatorio, li analizzano in pochi istanti e li convertono in vere e proprie parole. Ad esempio, se stiamo guardando un vestito che ci piace, e pensiamo “questo abito è molto bello", il decoder è in grado di riprodurre concretamente ciò che abbiamo solo ideato nella nostra testa.

L'esperimento

Per testare il decoder, gli scienziati californiani si sono serviti della collaborazione di cinque persone con problemi di epilessia e che dovevano sottoporsi a un intervento al cervello. Dopo aver subìto, prima dell'operazione, l'impianto di elettrodi speciali nell'area cerebrale che regola la fonazione, i volontari dovevano leggere ad alta voce frasi di alcuni libri; contemporaneamente i ricercatori monitoravano i risultati dati dal decoder, con l'obiettivo di verificare che l'apparecchio (che legge il pensiero) anticipasse la voce dei pazienti dando degli impulsi prima delle loro parole.


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I risultati dei test

I risultati sono stati decisamente positivi: in tutti i casi, come riporta Focus.it, il decoder è stato in grado di decifrare il 45% delle parole pensate dai volontari. I problemi principali del decoder stanno nel distinguere la lettera B dalla P e nel decifrare il suono inglese SH. Dunque si è ancora lontani dal tradurre il 100% del pensiero del paziente, ma le ricerche non si sono fermate e i test dei decoder sono tuttora in fase di prosecuzione.

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Come funziona il decoder: il video

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.