Possiamo imparare nuove parole nel sonno
Il fatto che il cervello resti vigile anche mentre dormiamo non rappresenta di certo una novità assoluta, ma la scoperta realizzata da Katharina Henke e Marc Züst, ricercatori presso l’Università di Berna (in Svizzera), rappresenta una svolta davvero molto importante. Il risultato della loro ricerca, pubblicato su “Current Biology” e riportato da “Lescienze.it“, dimostra che mentre dormiamo siamo in grado di imparare alcuni vocaboli che non avevamo mai sentito prima.
I ricercatori hanno provato a comprendere il rapporto esistente tra sonno e apprendimento
Imparare nuove cose durante il sonno rappresenta un vero e proprio sogno al quale tutti ambiscono. Secondo quanto si legge su “Lescienze.it” e nella ricerca realizzata dall’Università di Berna, gli scienziati hanno provato in tutti i modi ad approfondire il rapporto esistente tra sonno e apprendimento e, in tal senso, gli unici risultati incoraggianti sono stati ottenuti sui topi, mentre sugli umani i dati a disposizione sono ancora inconcludenti. Per questo motivo i ricercatori di Berna hanno dato vita ad uno studio che avesse come obiettivo finale quello di sfruttare ai fini dell’apprendimento linguistico alcune fasi di attività esistenti nel cervello di un soggetto che sta dormendo.
L’esperimento condotto dai ricercatori di Berna
Per realizzare l’esperimento, secondo quanto si legge su “Lescienze.it“, gli autori della ricerca hanno scelto di coinvolgere un gruppo di volontari in un test di apprendimento semantico. Per riuscire nel loro intento, dunque, hanno deciso di far ascoltare loro, mentre dormivano, alcuni abbinamenti di parole di una lingua che era stata inventata e la loro traduzione in tedesco. Contemporaneamente i ricercatori hanno realizzato sui volontari che si sono sottoposti all’esperimento delle risonanze magnetiche che hanno consentito loro di mettere in evidenza quelle aree del cervello che erano attive mentre le persone erano impegnate in quel compito.
I risultati dell’esperimento
Una volta che si erano svegliati, stando a quanto riportato da “Lescienze.it“, i volontari che avevano accettato di sottoporsi a questo esperimento, riuscivano ad associare in maniera corretta e non casuale alcuni aggettivi ai vocaboli che avevano ascoltato mentre dormivano. Tutto ciò poteva realizzarsi solo nel momento in cui il secondo vocabolo di ogni associazione veniva ripetuto 2, 3 o 4 volte nella fase dello stato up, vale a dire quel momento del sonno nel quale le cellule cerebrali si trovano in uno stato di attività. I risultati di questo esperimento, dunque, dimostrano come i soggetti nel corso della veglia riuscivano a riattivare le associazioni tra parole che avevano ascoltato mentre dormivano.
Le conclusioni dei ricercatori di Berna
Secondo quanto si legge su “Lescienze.it“, Marc Züst ha spiegato come il dato più interessante relativo all’esperimento sia stato quello che ha permesso ai ricercatori di notare come le aree cerebrali che sono deputate all’elaborazione del linguaggio e l’ippocampo si erano riattivati nel corso del processo di recupero – che si realizzava nella veglia – di quei vocaboli che erano stati ascoltati nel sonno. Tutto ciò generalmente avviene nel corso dell’apprendimento di nuovi vocaboli nello stato di veglia e questi risultati spingono i ricercatori a ritenere che tali strutture vadano a mediare la formazione di nuovi ricordi a prescindere dallo stato del cervello.
Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.