L'erba sintetica fa male al pianeta: ecco perché e cosa succede

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Uno studio condotto da ricercatori australiani illustra i difetti (terribili) dell'erba sintetica sul pianeta Terra

Ha sostituito l'erba naturale in molti ambiti, dai campi di calcio/calcetto fino ai giardini di edifici e abitazioni private e molto altro: si tratta dell'erba sintetica, quella artificiale e in polietilene nonché unica alternativa a un bel prato “originale" all'inglese. Ma cosa sappiamo davvero di questo tipo di erba? E qual è il suo impatto sull'ambiente, data la conformazione? La rivista Focus ci spiega perché l'erba sintetica può causare problemi al pianeta Terra, basandosi sui risultati di un test condotto da ricercatori australiani.

L'impatto dell'erba sintetica sul pianeta

Il primo luogo comune da sfatare è che, a differenza dell'erba naturale, quella sintetica non necessita di acqua. In realtà, come fanno sapere gli scienziati, i nuovi materiali ibridi hanno bisogno di essere irrigati per far crescere i fili d'erba naturali in mezzo a quelli artificiali. Altrimenti potrebbero rovinarsi e, a lungo andare, il prato sintetico andrà a rovinarsi e perdere l'omogeneità. Ben più serio invece il discorso che vede il polietilene (materiale che compone l'erba sintetica) riscaldarsi pericolosamente, arrivando fino a una temperatura di 100°C e portando con se un alto rischio di incendi. E poi c'è il “male peggiore" per la Terra, ovvero l'allarme plastica.

Il pericolo plastica

La European Chemicals Agency (ECHA) ha stimato che ogni anno solo in Europa vengano disperse nell'ambiente tra le 18.000 e le 72.000 tonnellate di microplastica provenienti da prati artificiali. “Queste microplastiche – ha spiegato Tom Stanton della Loughborough University (Inghilterra) – rischiano di venire ingerite da organismi viventi o contaminare l'ambiente con sostanze chimiche pericolose“. Anche produrre i fili d'erba artificiali (in plastica) emette CO2: “Mentre un prato di erba naturale assorbe la CO2, un prato artificiale ne aumenta la quantità nell'atmosfera“, ricorda Richard Bunting dell'organizzazione Rewilding Britain. CONTINUA A LEGGERE…

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