Nasce il primo sistema che traduce pensieri
Quante volte vi sarà capitato di parlare con qualcuno e dirgli “mi leggi nel pensiero?” perché magari il vostro interlocutore ha anticipato quel che state pensando. Da oggi, tutto questo potrebbe diventare realtà: secondo quanto si legge su “Ansa.it“, infatti, è stato costruito il primo sistema capace di tradurre i pensieri in parole. Come può farlo? Semplice, leggendo nel pensiero questo sistema è in grado di ricostruirne le parole con una chiarezza senza precedenti.
Ricerca realizzata dalla Columbia University
La realizzazione di questo nuovo sistema capace di tradurre i pensieri in parole rappresenta un passo avanti importante verso nuovi sintetizzatori linguistici che sono basati sull’intelligenza artificiale e computer che, invece – secondo quanto riportato da “Ansa.it” – riescono a dialogare con il cervello dell’uomo, aiutando quelle persone che sono affette da malattie ad esprimersi. Il risultato si deve alla Columbia University ed è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.
Come funziona il sistema che traduce pensieri
Nel momento in cui una persona sta parlando o, immagina di farlo, nel cervello compaiono delle spie di questa attività, segnali che sono evidenti anche nel momento in cui si ascolta l’interlocutore parlare. Per poterli decodificare – secondo quanto si legge su “Ansa.it” – i ricercatori, guidati da Nima Mesgarani, hanno sviluppato un vocoder, vale a dire un algoritmo che, dopo aver imparato a registrare una persona mentre parla, riesce a sintetizzarne i discorsi.
Usata la stessa tecnologia di Amazon Echo e Apple Siri
Stando alle parole di Mesgarani, riportata da “Ansa.it“, il nuovo sistema per la traduzione di pensieri in parole utilizza la medesima tecnologia che viene usata da Amazon e Apple Siri che rispondono vocalmente alle domande che gli utenti pongono. Per riuscire ad insegnare ai vocoder ad interpretare l’attività cerebrale, i ricercatori hanno studiato i casi di persone malate di epilessia mentre ascoltavano frasi pronunciate da altre persone. A quel punto hanno chiesto ai volontari di contare da 0 a 9, procedendo con la registrazione dei loro segnali cerebrali. Il vocoder ha prodotto un suono di risposta e quest’ultimo è stato studiato e “pulito” da un sistema di intelligenza artificiale che di fatto va ad imitare le strutture dei neuroni.
L’obiettivo finale dello studio
Secondo quanto si legge su “Ansa.it“, il risultato della ricerca condotta dalla Columbia University è stata una voce, dal suono meccanico, capace di ripetere la sequenza di numeri. A questo punto, però, i ricercatori sono intenzionati a ripetere il test con frasi più complesse e con segnali cerebrali che vengono prodotti da una persona mentre sta parlando o, addirittura, sta immaginando di farlo. Dunque, l’obiettivo finale è quella di realizzare un impianto che sia in grado di tradurre in parole i pensieri delle persone che non sono più in grado di parlare a causa di malattie.
Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.