Ecco i dati drammatici evidenziati da una ricerca finanziata dall’Università College di Londra sui cambiamenti dell’Oceano Atlantico
I recenti cambiamenti nei modelli di circolazione nell’Oceano Atlantico hanno causato drammatici mutazioni riguardanti anche la fauna marina come ha rivelato uno studio recente. La ricerca in questione ha esaminato fossili di acque profonde di organismi marini, evidenziando come questi cambiamenti abbiano di fatto spostato anche le popolazioni di pesci, il che potrebbe avere profonde implicazioni per gli stock ittici globali e altre specie marine se la tendenza non dovesse mutare. Questa ricerca finanziata dall’University College di Londra (UCL), nell’ambito del Progetto ATLAS finanziato dall’UE ha analizzato i nuclei dei fondali marini a sud dell’Islanda. Contando il numero e il tipo di microscopici fossili di plancton conservati nei nuclei, il team ha scoperto cambiamenti significativi nelle distribuzioni di plancton.
I cambiamenti riguardano soprattutto l’ecosistema marino delle regioni più a Nord
Fino al 1750, i reperti fossili erano dominati da specie che preferiscono acque fredde. Da allora, e ancor più prominente nel XX secolo, altre specie di acqua calda sono state localizzate negli emisferi più a nord. I risultati di questa ricerca hanno evidenziato un ulteriore netto cambiamento della circolazione oceanica nell’Oceano Atlantico, una regione che gioca un ruolo cruciale nel sistema climatico globale e che ha come habitat molti ecosistemi marini. Come ha spiegato l’autore principale, il dottor Peter Spooner, UCL, “contare i fossili di diverse specie presenti nei sedimenti degli oceani profondi è uno dei metodi più semplici che abbiamo per ricostruire gli oceani del passato, eppure è uno dei più efficaci. I cambiamenti che abbiamo riscontrato sono coerenti con i dati di altre parti del Nord Atlantico”.
Le cause dei cambiamenti
Tra i dati che il dottor Spooner ha evidenziato vi sono il declino della produttività biologica, lo spostamento della Corrente del Golfo, l’affievolimento della circolazione del nastro trasportatore atlantico e acqua più calda che raggiunge l’Artico. L’acqua dolce proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai potrebbe essere all’origine di tutto ciò, secondo quanto emerge dallo studio in questione. La fine della Piccola era glaciale a metà del XIX secolo potrebbe anche essere annoverata tra i fattori scatenanti. “È logico che i cambiamenti climatici provochino lo spostamento verso nord delle specie di acqua calda, ma sembra che stia succedendo qualcosa di più complicato“, ha affermato il dott. Spooner.
Quando sarebbero iniziati i cambiamenti ?
I cambiamenti nella distribuzione delle specie sono il sintomo evidente di cambiamenti complessi nella struttura dei nostri oceani, che influenzano la temperatura dell’oceano, le correnti e la disponibilità di nutrienti. E’ molto probabile che queste mutazioni siano iniziati molto prima di quanto si è immaginato in passato. Le variazioni delle popolazioni di plancton evidenziate nello studio coincidono con le variazioni di stock ittici più grandi. Lo sgombro si trovava alle latitudini più basse ma ora viene pescato regolarmente anche in Islanda e Groenlandia. Vi sono anche prove che mostrerebbero il crescente impatto dei cambiamenti climatici. Se l’oceano è cambiato così tanto negli ultimi cento anni, è assolutamente essenziale comprendere le implicazioni prima che le attività umane possano peggiorare la situazione.
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.