Pensare stanca e fa accumulare sostanze tossiche nel cervello. Lo studio

Secondo un nuovo studio pensare a lungo causa l'accumulo di sostanze potenzialmente tossiche nel cervello

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Pensare troppo a lungo causa l'accumulo di sostanze potenzialmente tossiche nel cervello

Pensare stanca, e non è solo un modo di dire. Fino a poco tempo fa, infatti, si credeva che la fatica fosse un'illusione creata dal cervello per indurci a passare ad attività più gratificanti. In realtà non è proprio così, visto che la stanchezza è un segnale d'allarme per preservare le funzioni del cervello: un'intensa attività mentale prolungata per diverse ore, infatti, causa l'accumulo di sostanze potenzialmente tossiche in un'area del cervello nota come corteccia prefrontale.

Meglio non prendere decisioni importanti quando si è affaticati

La scoperta, come riporta Ansa.it, è stata effettuata da un gruppo dei ricercatori dell'Università della Salpêtrière di Parigi, che ha pubblicato lo studio in questione sulla rivista Current Biology. Gli scienziati consigliano di non prendere decisioni importanti quando si è affaticati: in queste circostanze il cervello preferisce le opzioni che offrono ricompense rapide e con poco sforzo. Per giungere alla scoperta i ricercatori, guidati da Antonius Wiehler, hanno utilizzato la spettroscopia di risonanza magnetica per monitorare l'attività del cervello nel corso di una giornata lavorativa.

I risultati dello studio

I segnali della stanchezza sono emersi solo nel gruppo impegnato in attività mentali più intense: queste persone, infatti, avevano livelli più alti di glutammato, una molecola, nell'area della corteccia prefrontale. Secondo gli autori dello studio, che si sono basati anche su risultati di studi precedenti, è proprio l'accumulo di glutammato il responsabile del senso di affaticamento: il controllo cognitivo risulta così più difficile dopo una giornata lavorativa dura dal punto di vista mentale.

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Il riposo è l'unico rimedio

Mathias Pessiglione, uno degli autori dello studio, ha spiegato che “i nostri risultati mostrano che il lavoro cognitivo si traduce in una vera alterazione funzionale. Quindi la fatica sarebbe un segnale che ci fa smettere di lavorare per preservare l'integrità del funzionamento cerebrale. Purtroppo non penso ci sia modo di aggirare questa limitazione del nostro cervello. Consiglierei il vecchio rimedio: riposare e dormire. Ci sono molte prove, infatti, che indicano che il glutammato viene eliminato durante il sonno".

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.