Signal, ecco la nuova app che minaccia WhatsApp
Ogni giorno emergono nuovi possibili rivali di WhatsApp, la instant chat più amata e utilizzata al mondo (insieme a Telegram): negli ultimi tempi sembra prendere particolarmente piede, come riporta INews24.it, un’app di nome Signal che intende minacciare il predominio di WhatsApp. In che modo? Con un’impennata di iscritti e, soprattutto, un investimento da 50 milioni di dollari che ha permesso agli sviluppatori dell’app di aggiungere tante belle novità.
Cos’è Signal
Signal, app inventata nel 2014 e sviluppata da Signal Foundation e da Signal Messenger LLC, oltre che apprezzatissima da giornalisti, attivisti e whistleblower, è una classica instant chat che grazie al già citato finanziamento di Brian Acton (uno dei fondatori) ha aggiunto emoji, reazioni, sticker, condivisioni con autodistruzione, supporto per iPad e tanto altro al suo “bagaglio”. In tanti cercano un’alternativa a WhatsApp, soprattutto per il discorso della privacy, e Signal si sta candidando come un’ottima alternativa al social di Mark Zuckerberg. Al momento quest’app, graficamente molto interessante e simile a Messenger, vanta circa 100 milioni di iscritti ed è in continua ascesa.
Come scaricare Signal
Signal è un’app totalmente gratuita scaricabile sia per iOS che per Android. I possessori di iPhone e iPad possono effettuare il download gratuito sull’Apple Store cercando “Signal” sull’apposita banda di ricerca. Stesso discorso per i proprietari di dispositivi Android (Samsung, Huawei, Honor ecc) che possono scaricare gratis Signal tramite il Google Play Store. Buon divertimento!
WhatsApp, i dati degli utenti sono in pericolo: ecco perché e cosa si rischia
Una nuova tegola sicurezza si abbatte su WhatsApp: Pavel Durov, il CEO di Telegram, ha affermato che la instant chat di Mark Zuckerberg ha ancora degli importanti problemi di privacy e che la sicurezza degli utenti è fortemente a rischio. Nel “mirino” di Durov, il cui Telegram è uno dei principali competitor di WhatsApp, c’è la “crittografia end to end” che sembrerebbe non tutelare gli utenti WA da eventuali furti dei dati. Il motivo? Lo ha spiegato lui qualche ora fa al quotidiano inglese Telegraph.
La “provocazione” di Durov
Pavel Durov sostiene che la “crittografia end to end” non sia così affidabile come sembra. E l’esempio più concreto è il furto di dati che di recente ha subìto Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato Amazon: i “furbetti” sono riusciti a risalire a importanti dati del magnate statunitense proprio grazie a informazioni che lui stesso aveva condiviso con WhatsApp. Dunque che problema ha il “social verde”? In primis, secondo Durov, c’è il discorso backup: gli utenti iOS conservano le loro chat su iCloud, ma il servizio di Apple non è cifrato dunque è sempre possibile, per hacker esperti, intervenire e rubare dati agli utenti.
I divieti di Telegram in favore di WhatsApp
Durov, inoltre, cerca di “portare l’acqua al suo mulino” facendo notare che Telegram in alcuni casi non funziona (come Russia e India) al contrario di WhatsApp, anch’esso per un discorso di sicurezza. Il capo di Telegram fa presente che il suo social è penalizzato in diverse nazioni, a beneficio di WhatsApp, nonostante garantisca una maggior sicurezza per la protezione dei dati. WhatsApp, il cui codice sarebbe così controllato da “chi di dovere”, avrebbe comunque la meglio ma a spese degli utenti stessi. Si attende la replica di dirigenti WhatsApp, ma la nuova bomba contro Zuckerberg è stata sganciata!
Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.