Secondo un recente studio, i topi urbani non sarebbero i propagatori di malattie tanto temuti: i dettagli
I topi di città non sarebbero quelle “spugne di malattie” che pensiamo secondo quanto rivelato da una recente ricerca scientifica. Spesso i topi che si aggirano nelle città vengono additati come sporchi propagatori di malattie almeno dal tempo della peste, ma una nuova ricerca ha evidenziato come questi roditori tanto vituperati hanno invece una scarsa probabilità di causare pandemie e pestilenze. Una equipe di ricercatori della Georgetown University di Washington DC hanno studiato i dati su circa 3.000 mammiferi, valutandone attentamente l’impatto con gli ambienti urbani e la possibilità di veicolare virus e di contagiare gli esseri umani.
Cosa si è scoperto
Ebbene, si è scoperto che gli animali urbani in effetti sono portatori di 10 volte più tipi di malattie, ma anche che erano stati pubblicati più di 100 volte più studi su di loro. Quando i ricercatori hanno corretto questo enorme pregiudizio sono rimasti sorpresi di scoprire che i ratti non possono essere classificati come la fonte di nuove malattie per gli esseri umani rispetto ad altri animali. Ovviamente questo non vuol dire che avere un topo in casa sia una cosa da sottovalutare. Rimane sempre una buona idea non avvicinarsi troppo alla fauna selvatica urbana come ha ammesso anche Greg Albery, un ecologista delle malattie che ha guidato lo studio pubblicato lunedì sulla rivista Nature Ecology & Evolution.
Non saranno i propagatori delle prossime pestilenze
“È improbabile – ha spiegato Albery – che questi animali urbani siano la fonte della prossima ‘Malattia X’, ma sono ancora spesso una fonte di malattie importanti ben note”. I topi, ad esempio, rimangono il veicolo più importante di leptospirosi, una malattia batterica comunemente diffusa dai ratti. Questo non vuol dire che il pregiudizio nei confronti dei topi sia realmente fondato.
Poiché studiamo gli animali che vivono nelle città da così tanto tempo, “sappiamo così tanto sui loro parassiti che ci sono relativamente pochi sconosciuti lì; la fauna selvatica rurale è molto più incerta ed è più probabile che possa rappresentare la prossima “grande minaccia” per una futura pandemia. CONTINUA A LEGGERE….
I ratti urbani ospitano oltre 200 agenti patogeni
Oggi sappiamo che i ratti urbani ospitano più di 200 agenti patogeni e parassiti che potrebbero passare agli esseri umani, mentre quasi l’80% dei ratti in alcune città è portatore di leptospirosi. Alberty e il suo coautore dello studio, Colin Carlson, hanno pubblicato la scorsa settimana una ricerca che evidenza come il cambiamento climatico sia in grado di aumentare il rischio di nuove epidemie. Si è anche scoperto che quando gli animali come i pipistrelli fuggono in aree più fresche, si mescoleranno per la prima volta con altre specie e creeranno nuove opportunità per malattie che potrebbero in seguito infettare gli esseri umani.
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