Dopo il violento terremoto in Giappone la terra si è sollevata di 4 metri. Il confronto con il sisma in Turchia
di Marco Reda
La terribile scossa M 7.5 in Giappone del 1° gennaio ha provocato l'innalzamento del suolo di diversi metri, ecco dove
Le conseguenze del terribile terremoto di due giorni fa in Giappone: ecco cosa è successo
Continuano a fare il giro del mondo le terribili immagini dei terremoti avvenuti in Giappone il 1° gennaio: il sisma di magnitudo 7.5 delle prime ore di lunedì scorso, seguito da diverse altre scosse di assestamento, ha provocato crolli e morti (oltre che un'allerta tsunami poi rientrata) in diverse zone del Paese nipponico, una situazione tremenda che ha aperto come peggio non si poteva il nuovo anno nel Sol Levante. A dimostrare ancor di più la portata di tali terremoti è lo studio della Geospatial Information Authority of Japan (GSI), riportato dalla BBC, da cui emerge che in alcune città la terra si è sollevata addirittura di quattro metri durante il sisma. Ecco tutti i dettagli.
I dati post sisma
La potenza di queste scosse, soprattutto di quella di magnitudo 7.5, ad esempio ha generato a Wajima uno spostamento laterale del terreno di circa 1,3 metri a ovest, ad Anamizu di un metro verso ovest e a Suzu di ottanta centimetri. Questo stando a quanto riportato dall'emittente giapponese NHK ma i media britannici, stando ai dati raccolti dall'ente satellitare, sostengono che in altre città della nazione (senza fare nomi) il terreno si sarebbe alzato di oltre quattro metri. La portata del terremoto è molto simile a quella del sisma dello scorso anno in Turchia e Siria, nel quale morirono oltre 50mila persone; in Giappone le vittime sono state “soltanto" sessanta, dunque cosa ha fatto la differenza?
La forza del Giappone
Il Giappone si trova alla confluenza di quattro principali placche tettoniche ed è una delle aree sismicamente più attive della Terra: circa il 20% dei terremoti globali di magnitudo 6.0 o superiore si verifica nel Paese nipponico, con i sismometri che registrano eventi in media ogni cinque minuti, il che ha quindi indotto lo Stato ad investire molto nella tenuta delle infrastrutture e in apparecchiature e sistemi di allerta in grado di prevenire disastri, oltre che in esercitazioni di tipo nazionale per sapere come comportarsi in caso di terremoti devastanti. Ben diversa, invece, la situazione della Turchia che non gode della stessa efficienza in tal senso (ancor meno la Siria).
Nessun danno alle centrali nucleari
Nonostante i morti, i palazzi crollati e i problemi alla rete energetica e alla connessione internet, oltre che il blocco della circolazione ferroviaria, non sono stati rilevati danni alle centrali nucleari. Due generatori di una centrale termica però sono stati temporaneamente spenti a scopo precauzionale, ora sono regolarmente in funzione.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.
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