
Una nuova ricerca fornisce nuovi metodi di monitoraggio dei movimenti del magma nel sottosuolo Flegreo e non solo

Nuove tecnologie satellitari per studiare il bradisismo flegreo. Foto: http://napoilitania.myblog.it/
Tecnologie satellitari e reti GPS aiuteranno a studiare il bradisismo dei Campi Flegrei Si apre una nuova frontiera per il monitoraggio della caldera vulcanica dei Campi Flegrei: dati satellitari provenienti dai satelliti Cosmo-SkyMed e dai 14 ricevitori GPS della rete di sorveglianza dell’Osservatorio Vesuviano, presenti sul territorio Flegreo, integrati ed opportunamente interpolati e modellati, potranno permettere di conoscere le modalità di risalita del magma nel sottosuolo e tenere il polso delle deformazioni del suolo dell’Area Flegrea. Una rete di sorveglianza quasi in tempo reale e che permetterà di monitorare deformazioni anche millimetriche della crosta terrestre (bradisismo). Sono questi i risultati a cui è giunta una ricerca a cui hanno collaborato specialisti dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IREA) e dell’Osservatorio vesuviano dell’Istituto Nazionale di geofisica a vulcanologia (INGV-OV), nell’ambito delle attività del Dipartimento di Protezione Civile e del progetto europeo MED-SUV, resi noti in un articolo su Scientific Repost.Si intensifica così l’azione di monitoraggio di un’area caratterizzata da decine di millenni da elevata sismicità e da rovinosi fenomeni eruttivi, l’ultimo dei quali, nel 1538 diede origine al Monte Nuovo. Da allora il suolo dei Campi Flegrei non ha mai smesso di muoversi, dapprima sprofondando lentamente per secoli e poi, dal secondo dopoguerra, riprendendo a sollevarsi. SEGUE…
Il fenomeno di sollevamento/abbassamento della terra flegrea è conosciuto come bradisismo ed ha avuto due fasi particolarmente acute: nel 1970 la terra salì di un metro e mezzo, mentre tra il 1982 ed il 1985 la terra si solevò di quasi due metri ed il bradisismo fu accompagnato da un numero considerevole di eventi tellurici che danneggiarono il centro antico di Pozzuoli, portando all’evacuazione di migliaia di puteolani in zone più sicure. Dal 2005 si è registrato un nuovo e più lento sollevamento del suolo, per un totale di quasi 30 centimetri. In particolare, nel 2012-2013, l’entità della deformazione è stata di circa 10 centimetri, tanto che nel 2012, il Dipartimento della Protezione Civile ha innalzato dal verde (quiescenza) al giallo (attenzione) il livello di allerta dei Campi Flegrei. […]
La causa è da ricercare, secondo il pool di studiosi, nella risalita del magma a bassa profondità, che si insinua orizzontalmente tra le rocce del sottosuolo flegreo alla profondità di circa 3 km in un’area centrata sul porto di Pozzuoli, ma che si estende per diversi km fino ai quartieri occidentali di Napoli. Ed è difatti proprio il porto di Pozzuoli l’area soggetta ai più evidenti fenomni di sollevamento/inabissamento del bradisismo flegreo. Lo studio, conclude il pool di studiosi, ha applicazioni anche in aree diverse dalla caldera Flegrea, come l’area di Yellowstone negli Stati Uniti, ed a Rabaul, in Papa Nuova Guinea. Si rafforza così la rete di monitoraggio, utile ad una conoscenza di un fenomeno tanto complesso come quello Flegreo, quanto difficilmente interpretabile.