Terremoti, così l'acqua ci avvisa: segnali già diversi giorni prima

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Un nuovo studio sui terremoti mostra le variazioni dell'acqua precedenti la scossa di Amatrice del 2016: anomalie nella pressione già 50 giorni prima

Terremoti, i segnali che arrivano dall'acqua giorni prima – Foto Consiglio Nazionale dei Geologi

Terremoti, il nuovo studio sulle anomalie nell'acqua

I segnali provenienti dall'acqua possono avvisarci sull'arrivo di una scossa di terremoto? Così pare, anche se è ancora presto per dirlo con assoluta certezza. Stando a quanto rivelato da uno studio pubblicato da Gaetano De Luca, Giuseppe Di Carlo e Marco Tallini dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, infatti, l'acqua ha inviato dei “segnali" diversi giorni prima del terremoto del 24 agosto 2016 ad Amatrice.

Le variazioni dell'acqua prima del terremoto: segnale o causa?

In particolare, dal 19 agosto 2016 la pressione dell'acqua aveva iniziato a subire oscillazioni verso il basso, piccole ma numerosissime: addirittura migliaia ogni ora. Un po' come accade quando un tubo si riempie di bolle d'aria: il sottosuolo stava diventando instabile e stava facendo risalire dei fluidi. L'acqua in questione è quella di un tunnel vicino ai laboratori di fisica che i ricercatori stanno monitorando dal 2015. È da anni che i ricercatori osservano e studiano le variazioni dell'acqua per capire se possano indicare con certezza l'arrivo di a scossa di terremoto: secondo Gaetano De Luca, però, questi movimenti di fluidi potrebbero essere addirittura causa di innesco dei terremoti e non semplici segnali precursori.

Terremoto ad Amatrice, segnali già 50 giorni prima

Per quanto riguarda il sisma di Amatrice, anomalie riguardanti la pressione dell'acqua erano iniziate 40 giorni prima e quelle riguardanti la conducibilità elettrica addirittura 50 giorni prima. Stesse anomalie non si sono verificate però con il sisma di Norcia del 30 ottobre: non è chiaro se perché l'innesco fosse ormai già scattato (e quindi la scossa fosse solo “conseguenza" di quella di Amatrice) o perché l'epicentro fosse troppo lontano dal Gran Sasso.


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Come funziona il tunnel sotto il Gran Sasso?

Il tunnel che permette di effettuare questo tipo di analisi si trova sotto il Gran Sasso: è un pozzo orizzontale lungo 190 metri scavato negli anni '80. L'idea era quella di realizzare nuove sale per gli esperimenti, ma durante gli scavi il tunnel andrò a intaccare una faglia profonda e si riempì d'acqua. Oggi è una sorta di enorme tubo riempito con 3.000 litri d'acqua: al suo ingresso c'è un rubinetto capace di prendere misure venti volte al secondo. Una volta al mese i ricercatori scaricano le misurazioni per poi studiarle al computer.

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Importanti accorgimenti

Quindi, sapendo riconoscere determinati segnali che il terreno e soprattutto l'acqua tendono a mandarci nel corso del tempo, possono in parte aiutare a capire un forte terremoto. Ovviamente il momento esatto e l'intensità di un sisma resta sconosciuta. Si sanno invece le aree a maggior rischio e alcuni utili accorgimenti aiutano in parte nel loro studio.

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.