
La proposta è di un consigliere regionale dell’Umbria: stop al metanodotto Snam dopo il terremoto

La proposta è di un consigliere regionale dell’Umbria: stop al metanodotto Snam dopo il terremoto – foto: primadanoi.it
Terremoto Umbria, stop al metanodotto Snam Sulmona-Foligno
Ha senso continuare con un’opera del genere dopo tutta la catastrofe che c’è stata in Umbria a seguito delle scosse di terremoto dello scorso 31 Ottobre? Stiamo parlando della diatriba per impedire che si vada avanti con il progetto di ampliamento del metanodotto Snam che attraversa la regione con la tratta Sulmona-Foligno. Ad entrare nel merito della questione, un consigliere all’assise locale che ha presentato un documento per stoppare tutto lo sviluppo dell’opera. Si tratta di Leandro Bracco che spiega nei dettagli ogni parte della vicenda, in modo da permetterci di capirne di più. “Il progetto è stato sempre avversato dai cittadini e dalle istituzioni anche attraverso numerosi atti deliberativi a tutti i livelli: dai Comuni, alle Province, alle Regioni e allo stesso Parlamento con la risoluzione dell’VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati del 26 ottobre 2011, tutti rivolti a impegnare il Governo nazionale ad assumere le iniziative necessarie per disporre la modifica del tracciato ed escludere la fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a durissima prova la vulnerabilità del metanodotto”.
Insomma, c’è priorità di fare altro in quelle zone dell’Umbria, assolutamente da ricostruire dopo le scosse di terremoto che hanno colpito, su tutte, Norcia e dintorni. Il consigliere Bracco, continua nelle sue dichiarazioni di “guerra” al metanodotto Snam: “Una parte rilevante dell’infrastruttura, compresa la stessa centrale, dovrebbe essere realizzata lungo l’Appennino centrale, in territori ad altissima sismicità, già colpiti da una serie di devastanti terremoti dal 2009 fino a oggi e che, per quanto attiene alla centrale di compressione da ubicarsi a Sulmona, zona sismica 1 , alta è l’attenzione dei sismologi per la vicinanza della faglia attiva del Monte Morrone alle due infrastrutture; faglia silente da oltre 1900 anni e per la quale è atteso un ritorno di magnitudo pari o superiore a 6.7 -7 gradi della scala Richter”.
E va nel dettaglio della questione con altre informazioni: “L’opera ha una finalità commerciale, ovvero rivendere il gas proveniente dall’estero (in particolare dall’Azerbaigian attraverso il TAP) ad altri Paesi europei, malgrado le 5 risoluzioni con voto unanime di contrarietà all’opera, le 7 Delibere di Giunta, che negano l’intesa con lo Stato, sia sul metanodotto che sulla centrale di compressione e spinta, anche nell’ipotesi di alimentazione diversa da quella a gas. la Giunta regionale dell’Umbria non ritenga di assumere, unitamente ai Governatori delle altre Regioni coinvolte, un’iniziativa forte nei confronti del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, affinché il Governo nazionale, stante l’assoluta incompatibilità dell’opera con territori così altamente sismici, accantoni definitivamente il progetto, così come presentato dalla Snam e ponga in essere gli atti necessari al fine di individuare un tracciato alternativo al di fuori della dorsale appenninica coinvolta nel recente terremoto“.
A cura di Angelo Maria Castaldo